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A differenzia della psichiatria, disciplina medica focalizzata sull’intervento di tipo farmacologico, la psicologia affronta i disturbi psicopatologici mediante l’uso della parola e con tecniche specifiche. Uno psicologo psicoterapeuta specializzato in Psicoterapia Breve Strategica può aiutarti ad affrontare e risolvere molti disturbi e problemi di carattere psicologico, in un numero limitato di sedute.

Michele Pizzi - Psicologia e Psicoterapia Breve StrategicaRichiedi un appuntamento per un colloquio informativo

I pericoli concreti dello smart working

Come contrastare l'effetto 'Zoom-fatigue' tipico dello Smart WorkingUno studio della Stanford University, pubblicato nei giorni scorsi, ha certificato l’esistenza di una Zoom-fatigue o ‘sindrome da affaticamento da Zoom’. Effetto collaterale dello smart working, in questi tempi di pandemia.



I quattro elementi chiave sono:

  • L’eccessiva quantità di contatto visivo. Non siamo abituati a guardare tutti i partecipanti di una riunione contemporaneamente e sia la quantità di contatto visivo che intratteniamo nelle chat video, sia le dimensioni dei volti sugli schermi sono innaturali.
  • Vedere se stessi durante la call è stancante e fonte di stress.
  • Le video-call riducono la mobilità in modo non naturale.
  • Il carico cognitivo è molto più alto durante le video-call.



    Le SOLUZIONI per uno Smart Working meno faticoso:

  • Togliere l’opzione a schermo intero, modificando le dimensioni della finestra Zoom per ridurre al minimo le dimensioni del viso. Utilizzare una tastiera esterna per consentire un aumento dello spazio personale tra se stessi e la griglia dei partecipanti.

  • Utilizzare il pulsante “Nascondi auto-visualizzazione”, una volta visto che il proprio viso è inquadrato correttamente a video.

  • È consigliabile organizzare la stanza in cui si sta effettuando la videoconferenza, pensare a dove è posizionata la videocamera e se cose come una tastiera esterna possono aiutare a creare distanza o flessibilità. Ad esempio, una videocamera esterna più lontana dallo schermo consente di camminare e scarabocchiare nelle riunioni virtuali proprio come facciamo in quelle reali. E, naturalmente, spegnere periodicamente il proprio video durante le riunioni è una buona regola di base da impostare per i gruppi, per concedersi un breve riposo non verbale.

  • Durante meeting di lunga durata, è bene concedersi una pausa “solo audio”. Non si tratta semplicemente di spegnere la fotocamera per prendersi una pausa dal dover essere attivi in modo non verbale, ma anche di allontanare il corpo dallo schermo, in modo che per alcuni minuti non si sia soffocati da gesti che sono percettivamente realistici ma socialmente privi di significato.




    L’articolo originale sul sito della Stanford University >

  • Sei convinto che fumare riduca l’ansia? Niente di più sbagliato!

    Secondo un pregiudizio (o una giustificazione) comune, tra i fumatori abituali, la sigaretta sarebbe un modo infallibile per combattere l’ansia, mentre smettere li porterebbe a essere molto più nervosi. Errore! È invece la disintossicazione dal tabagismo che, eliminando i sintomi di astinenza, riduce sensibilmente i livelli di ansia di chi fuma con l’intenzione di gestire lo stress.

    Un recente studio pubblicato sul British Journal of Psychiatry ha analizzato lo stato psicologico di quasi 500 fumatori che stavano iniziando un programma di disassuefazione dal fumo e intendevano curare il proprio tabagismo. La scoperta è che i soggetti che 6 mesi dopo ci erano riusciti presentavano una significativa riduzione dei livelli di ansia.

    L'eliminazione della dipendenza dal fumo è un passo decisivo per combattere l'ansia e prevenire il panico

     

    La ricerca ha analizzato anche le differenze tra i diversi stili di comportamento, suddividendo il campione in due gruppi: tabagisti per piacere e tabagisti per ridurre lo stress. La riduzione dell’ansia è risultata maggiore nei soggetti che fumavano per gestire lo stress, rispetto a quelli che fumavano essenzialmente per piacere.

    Al contrario, esaminando i fumatori che avevano abbandonato il programma e che non erano quindi riusciti a smettere, i ricercatori hanno evidenziato un aumento dell’ansia fra chi fumava per gestire lo stress, mentre il livello di ansia di chi fumava per puro piacere era rimasto stabile.

    La diminuzione dell’ansia in chi fumava per gestire lo stress era dovuta all’eliminazione dei sintomi d’astinenza, fra i quali l’ansia, che li portava ad accendersi la prima sigaretta già al risveglio. La disintossicazione ha eliminato il problema dell’astinenza e si è quindi dimostrata efficace per combattere l’ansia.

    Fumo e attacchi di panico

    Introdurre nel corpo centinaia di sostanze tossiche attraverso il fumo di tabacco fa aumentare i livelli di ansia nei soggetti che già ne soffrono o si sentono stressati, interagendo in particolare con l’aumentata sensibilità ai disturbi respiratori tipica dell’ansioso.

    L'eliminazione della dipendenza dal fumo è un passo decisivo per combattere l'ansia e prevenire il panicoPer i fumatori è infatti maggiore il rischio di sviluppare attacchi di panico, per motivi strettamente fisiologici: la sostituzione dell’ossigeno trasportato dall’emoglobina nel sangue con il monossido di carbonio interferisce con la funzione respiratoria e peggiora lo stato di salute complessivo dell’organismo, diminuendo l’ossigenazione dei tessuti, e generando nel soggetto uno stato di malessere che incide molto negativamente sullo stato psicologico degli ansiosi, particolarmente sensibili ai fastidi che riguardano la respirazione (“fame d’aria”, paura di soffocare, sensazione di respirare poco e/o male).

    Fumare non ha quindi alcuna utilità nell’alleviare ansia e stress, mentre è proprio l’eliminazione della dipendenza dal fumo a costituire un fattore di protezione da ansia e panico.

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    Un selfie per rendersi più attraenti? Questione di angolazione

    La migliore inquadratura per farsi un autoscatto con lo smartphone -il famigerato ‘selfie’- non sembra essere la stessa, per uomini e donne e non è nemmeno casuale. Una specifica ricerca ha infatti definito che l’angolazione con cui viene effettuato lo scatto modifica la percezione e il giudizio dell’osservatore.

    Da alcuni studi, emerge come le donne prediligano immagini prese dall’alto, allo scopo di evidenziare i loro caratteri giovanili e rendersi più attraenti. Gli uomini, al contrario, ambiscono ad apparire più ‘dominanti’, con selfie presi dal basso.

    Il selfie dall'alto rende la figura femminile più sottile e giovanile

     

    Gli autori dello studio spiegano che, dalla loro ricerca, le donne risultano giudicate effettivamente più interessanti quando le teste sono inclinate verso il basso e vengono visualizzate dall’alto, evidenziando particolari come l’avere grandi occhi e una fronte ampia, tratti specifici di giovinezza e di attrattività. Per gli uomini, la vista dal basso amplifica invece i segnali di dominanza, come l’altezza, le dimensioni e la mascella più prominente.

    I ricercatori hanno inoltre scoperto che uomini e donne prendono immagini di sè da diverse angolazioni a seconda delle loro intenzioni: mentre le donne tendono a scattare selfie dall’alto quando cercano di rendersi più attraenti nei confronti di un potenziale ‘pubblico’ maschile, preferiscono uno scatto frontale quando l’immagine è invece rivolta ad altre donne.

    Allo stesso modo, gli uomini tendono a scegliere inquadrature dal basso se l’obiettivo è l’altro sesso, preferendo lo scatto frontale se ritengono che la loro audience sia composta da altri uomini.

    La vista dal basso enfatizza i caratteri del maschio dominante

    La ricerca è stata ispirata dall’analisi dei profili pubblicati online sui siti di appuntamenti. In questi casi, si è notato che le donne scelgono effettivamente immagini con angolazioni dall’alto. Per le foto di incontri gli uomini non mostrano invece particolari preferenze ma, nella scelta delle immagini da pubblicare su siti professionali, come il social network Linkedin, la loro tendenza è di abbassare l’angolazione della fotocamera, con l’obiettivo di enfatizzare i propri tratti dominanti.

    In sostanza, come accade anche in altre specie sociali, uomini e donne usano la loro postura fisica per gestire le impressioni sociali; una strategia che si può senz’altro ricondurre a profonde radici ancestrali ma che si mostra ‘aggiornata’, attraverso un uso prettamente umano delle nuove tecnologie.

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    Riferimenti bibliografici:
    Makhanova, McNulty, Maner. “Relative Physical Position as an Impression-Management Strategy: Sex Differences in Its Use and Implications” Psychological Science 28(5):567-577 – 2017 May.

    Dieci tecniche per affrontare tutte le cose che abbiamo da fare

    Uno degli esercizi più importanti: “Rallentate anche se avete la sensazione che sia sbagliato”. Provate a non fare assolutamente nulla per dieci minuti dopo aver finito un lavoro: più vi è difficile e più significa che ne avevate bisogno. http://goo.gl/bikak1

    [Fonte: Internazionale.it]